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Osar tutto e non aver bisogno di niente: questo il motto che si scelse Louise von Salomé, antesignana del femminismo contemporaneo eppure inequivocabilmente "tradizionale" nel darsi come modello l'emulazione dell'uomo nel suo campo d'azione più specifico: quello intellettuale. L'incontro a cinquant'anni con Freud placò la lotta ambivalente con l'immagine dell'uomo, che è la chiave con cui può essere interpretata tutta la sua intensissima vita intellettuale e sentimentale. Il suo interesse per la psiche umana è però precedente alla conoscenza di Freud: il primo dei cinque saggi che qui pubblichiamo (Riflessioni sul problema dell'amore) è infatti del 1900, mentre l'incontro "ufficiale" con la psicanalisi risale al 1911. Lou Salomé analista parla, come Lou Salomé donna, dell'amore e della felicità; per lei nell'essere donna c'è qualcosa "di più": "In fondo, il voler diventare femmina del nevrotico è sempre un voler essere felice. Solo lì la sessualità non è un conflitto, ma rimane la terra natia delle personalità". In questo modo l'aristocratica letterata cosmopolita, amica di Wedekind, Strindberg e Schnitzler, "persecutrice" di Nietzsche e amante di Rilke, moglie adultera eppure fedele dell'iranista F. C. Andreas, discepola prediletta di Freud, conquista un posto particolarissimo nella storia della teoria psicanalitica.